INDICE:
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Costruzione
palazzina uffici e Centrale Telefonica - via E. Fermi
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Costruzione
Centrale Telefonica - via Vignazza
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Costruzione
Palazzina uffici ed autorimessa - via Stadio
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Costruzione
palazzina uffici ed autorimessa - via Macchi
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Costruzione
Centrale Telefonica, Agenzia e Mensa - viale Borri
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Ristrutturazione
di un'ala e delle cucine del Grand Hotel CIGA - via S.S. del Sempione
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Costruzione
di n. 2 residence con ripartizione a mono, bi e trilocali, campo da tennis
più bretella stradale interna la parco CIGA a servizio dei residence
- via S.S. del Sempione
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Costruzione
Centrale Telefonica e Palazzina uffici - via M. Polo
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Costruzione
Magazzino Regionale e Palazzina uffici - via Sardorella
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FERROVIE
NORD MILANO Anni 85/85
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Rilievo
e studio di massima per inserimento stazione tratto Casbeno-Morosolo - via
della Carnaga
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Costruzione
Palazzina Uffici, Centrale Telefonica ed Autorimessa - via Balbo
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Ristrutturazione
Palazzo uffici costruzione nuova palazzina mensa, autorimessa - via A. da
Brescia
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Ristrutturazione
ed ampliamento palazzo per uffici (C.E.D.) - via Tacito
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Ristrutturazione
palazzo uffici Immagine - Ingresso - Mensa - Via Pirelli
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Ristrutturazione
Centrale Telefonica e Palazzina Uffici - Via B. Bianco
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Costruzione
palazzo per uffici mensa ed autorimessa - Via per Lamezia Terme ex S.S.
n.280
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Costruzione
Magazzino Interregionale e Palazzina Uffici - Via Gattinella
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Palazzina
uffici e mensa, Centrale Termica sistemazione
viaria Interna/Esterna - Via
R. Sanzio
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Realizzazione
2 punti telefonici pubblici in ambienti particolari: Galleria Vittorio Emanuele
e Fiera Campionaria
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Costruzione
caserma dei Carabinieri e palazzina ufficiali ammogliati - via Saffi
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Costruzione
palazzina per uffici ed autorimessa "Mantova Tè Brunetti"
- via (Nuova Strada di P.R.G.)
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Palazzina
per uffici - via S. Giuliano
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Stabilimento
Tipografico e Palazzina uffici - IL TE SUD - via Nuova Strada
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Ristrutturazione
Torre Ponte Radio - via XXV Aprile
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Costruzione
palazzo per uffici ed autorimessa - via Della Boscaiola
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Ristrutturazione
Edificio Grattacielo, Direzione Regionale - via S. Vincenzo
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Magazzino
Interregionale e Palazzina Uffici - via Prov.le per Arona
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Palazzo
uffici e Centrale Telefonica - viale Suzzani
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Ristrutturazione
Palazzo per uffici - P.zza Affari 2
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Ristrutturazione
Palazzo per uffici e parcheggio interrato automatico - via S.Dalmazzo
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Adeguamento
complesso di sette corpi fabbrica per uffici con autorimessa interrata-
via Parco De' Medici
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C.F.P.
- Centro Formazione Professionale per dipendenti ed esterni - via Parco
De' Medici
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Studio
di massima per la realizzazione di Polo Fieristico Permanente Città
di Varese - via Fontanelle
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Ristrutturazione
Palazzo uffici - mensa/Bar - viale Regina Giovanna 27/29
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AZ.
OSPEDALIERA SAN MARTINO E CLINICHE UNIVARSITARIE CONVENZIONATE Anni
2001
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Progetto
della nuova Centrale Frigorifera al servizio del padiglione Monoblocco,
all'interno dell'Azienda Ospedaliera
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Progetto
di ristrutturazione esterna del padiglione Specialità, all'interno
dell'Azienda Ospedaliera
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Nuovo
centro di riabilitazione per disabili e gruppi appartamento
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Concorso
di idee per la realizzazione della nuova sede dell'azienda, spazi per attività
produttive e terziario, e per attrezzature e servizi in Piazzale Staffora
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COMUNE DI LECCO ANNO 2005
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Ristrutturazione ed eadeguamento normativo di Villa Manzoni
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COMUNE DI GOLASECCA ANNO 2007
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Nuova circonvallazione del Comune di Golasecca
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DITTA GIBAPLAST ANNO 2007
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Nuova struttura in acciaio con superiore copertura in pannelli fotovoltaici
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NUOVO
DEPOSITO REGIONALE SIP p.A. – LIGURIA UFFICI E MAGAZZINI VIA SARDORELLA
49 - BOLZANETO/GENOVA ANNI 1984 – 1987
Nella periferia
a nord di Genova a ridosso del viadotto autostradale nell’ultimo tratto
appenninico che ricade sulla città, il magazzino regionale rispecchia
la nuova politica aziendale di un’immagine architettonica anche agli edifici
di silaggio di materiale.
La scelta dei volumi, forme e materiali vuole
dichiarare l’uso funzionale del contenitore, ricercato nel disegno di
ogni dettaglio architettonico. Dalla geometria del lotto di terreno preesistente
derivano i due corpi a magazzino ortogonali, incernierati sulla palazzina
uffici e centro di lavoro. La forma chiusa e compatta nasce dall’uso funzionale
degli edifici: il magazzino estensivo al piano terreno accoglie il materiale
telefonico di grandi dimensioni e un parcheggio sovrastante in copertura,
illuminato ed aerato da grandi lucernari a cielo aperto; il magazzino
intensivo, per il silaggio del materiale di piccole dimensioni, è pensato
come un contenitore a più piani dove l’approvvigionamento avviene mediante
automazione industriale.
La copertura piana è mossa da lucernari a cupola
apribili in caso di incendio. Il complesso dei volumi edificati è stato
trattato "a pelle continua": le pareti tecnologiche, ventilate e coibentate,
sono rivestite di lamiera grecata a bande orizzontali, intervallate dalle
superfici vetrate al nastro e dagli scuri in corrispondenza delle pilastrate. |
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CENTRALE
TELEFONICA E CENTRO DI LAVORO SIP p.A. NUOVO EDIFICIO – VIA BALBO 8 –
MILANO ANNI 1985 - 1987
La centrale
telefonica ed il centro di lavoro Sip occupano l’area di un opificio demolito
e si collocano nella zona sud – ovest della città annessa a Milano alla
fine dell’ottocento e allora chiamata suburbio perché oltre le mura spagnole.
La forma rettangolare del lotto, all’incrocio tra le Vie Balbo e Vignola
ha determinato la tipologia a L del corpo di fabbrica, che conferma l’allineamento
dei fronti stradali e l’altezza degli edifici confinanti. Il volume è
contenuto nei grandi portali delle facciate.
La tipologia funzionale e
distributiva prevede l’accesso da un passo carraio laterale, che nel cortile
interno si trasforma in rampa di accesso alle autorimesse nei due piani
sotterranei. Al piano terra del corpo di fabbrica trovano sede la guardiania
di controllo e smistamento, gli impianti tecnologici della Centrale telefonica
e una sala mensa per gli operatori interni. Al primo piano il Centro di
lavoro è abbinato ad uffici operativi. Il secondo piano è occupato dalla
centrale telefonica e dagli uffici destinati al controllo e funzionamento
della stessa. Al terzo e ultimo piano, arretrato, trovano sede le aule
didattiche del centro di istruzione professionale. L’altezza dell’interpiano
è costante e consente la flessibilità distributiva di uffici ed impianti
tecnologici.
La ventilazione ed aerazione dei locali tecnologici è garantita
dai pannelli modulari grigliati in estruso di alluminio che concorrono
al disegno complanare e geometrico delle facciate, in dialettico contrasto
"tecnologico" con gli edifici residenziali circostanti. |
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NUOVA
SEDE AGENZIA EST – SIP p.A. RISTRUTTURAZIONE E AMPLIAMENTO VIA ARNALDO
DA BRESCIA 5 – MILANO ANNI 1985 – 1988
Il complesso
di proprietà della SEAT Divisione STET per gli uffici Sip è stato realizzato
su di un area ex magazzino di materiali ferrosi nella zona est di Milano,
con affaccio sulla Via Farini, arteria di penetrazione alla città, che
ha visto il suo sviluppo urbanistico nei primi anni del ‘900, caratterizzato
da edilizia popolare a fronte continuo.
A ridosso dell’area si alternano
senza un ordine preciso vecchie fabbriche e magazzini, lì insediate per
la presenza dello scalo ferroviario e della Dogana. Lo sviluppo urbano
di questa parte della città destinata ad una graduale trasformazione d’uso
è legato allo, scalo delle Varesine, nodo del Passante ferroviario, ed
al limitrofo centro direzionale. In questo contesto si inserisce il progetto
degli uffici Sip: convertita l’area da destinazione "depositi e magazzini"
in terziario, si è intervenuti con una radicale trasformazione funzionale
dell’edificio industriale in un complesso per uffici, con il piano terreno
destinato al contatto con il pubblico. Si è confermato il fronte principale
del complesso sulla Via Farini, riconoscendone il ruolo di asse urbano
– commerciale. Recuperato lo scheletro strutturale risanato dell’edificio
preesistente, il volume conserva l’altezza continua sulla via e il fronte
compatto in cui trovano sede i logo Sip.
Al di là della fronte a cortina
chiusa sulla strada si accede dalla via laterale ad uno spazio architettonico
aperto, una piccola piazza a dimensione d’uomo delimitata dal nuovo corpo
basso a uffici e dal compatto edificio mensa porticato, che traguarda
un’area verde e parcheggio ceduta al Comune. La piazzetta diviene fulcro
e ingresso del complesso edilizio. Le facciate dei due palazzi ad ufficio
sono rivestite in pannelli di alluminio a modulazione quadrata che disegnano
la campitura contenuta sulla Via Farini dalle lunghe lesene in negativo
delle pilastrate.
Gli edifici prevedono flessibilità e modularità degli
spazi operativi, funzionalità e comfort negli open space adibiti al pubblico;
medesimi requisiti si ritrovano negli allestimenti interni e negli arredi. |
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CENTRO
ELABORAZIONE DATI SIP p.A. AMPLIAMENTO E RISTRUTTURAZIONE VIA TACITO 10
– MILANO ANNI 1985 - 1990
Limitrofo
ai viali della circonvallazione esterna e a ridosso dello scalo merci
di Porta Romana, ha sede l’edificio di ampliamento del Centro Elaborazione
Dati. L’edilizia mista di questa zona di Milano vede quartieri popolari
anni ’20, completati negli anni ’70 dallo sviluppo abitativo, alternati
ad insediamenti produttivi.
L’intervento riguarda la ristrutturazione
di un fabbricato esistente già della Società costruito trent’anni addietro
con un’anonima edilizia a morfologia compatta, ora adibito a centro operativo
ad altissima tecnologia. Prevede la costruzione di un nuovo edificio a
terziario e il completamento del lotto con il fabbricato mensa, con i
porticati al piano terreno per il carico dei materiali cartacei e con
la centrale tecnologica che garantisce il funzionamento autonomo dell’intero
complesso.
Il nuovo edificio ad uffici, arretrato rispetto all’esistente,
di cui ignora morfologia e materiali, è contenuto nella maglia continua
delle facciate delle torri cilindriche dei collegamenti verticali in cemento
armato a vista. Il disegno astratto delle superfici è costruito in cemento
armato bocciardato con struttura a vista giocata su grandi moduli quadrati
vuoti. La schermatura delle ampie superfici vetrate all’interno dei moduli
è ottenuta con pale frangisole orientabili che regolano il corretto afflusso
di luce all’interno, nel rispetto delle complesse tecnologie impiegate
negli uffici. Profondi scuri nelle solette e nelle superfici rugose delle
campiture piene, nelle sistemazioni esterne di muri e rampe, sottolineano
l’astrattezza del disegno.
L’edificio è l’emblema della complessa macchina
tecnologica a ciclo continuo che vive al suo interno |
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CENTRALE
TELEFONICA E PALAZZINA UFFICI SIP p.A. LAGACCIO - VIA B. BIANCO 1 - GENOVA
ANNI 1987 - 1991
Il progetto
ottenne la concessione comunale nel 1974 ma vide la completa realizzazione
solo nel 1979. Nel 1986 si rese necessario un complesso intervento di
rifacimento delle facciate, inserimento di nuovi ascensori e montacarichi
e adeguamento alle norme di prevenzione incendi.
Il complesso si articola
in due edifici: uno, di ridotte dimensioni, identificato come "Palazzina
Uffici", e l’altro, formato da 8 piani fuori terra più 2 interrati, identificato
come "Centrale Telefonica". I corpi sono legati dal basamento che si fonde
con le sistemazioni del terreno ai diversi livelli e contiene gli ingressi
e i locali termici (Autorimessa, Centrale Termica, Gruppi Elettrogeni).
Input progettuale iniziale fu l’esigenza di vasti saloni a pianta libera
con maglia strutturale di 12 metri di larghezza per 6 metri di profondità
ed altezza interpiano di 4,80 metri. L’andamento del terreno impose la
soluzione a gradoni sul retro con arretramento ad ogni piano di una campata,
permettendo così di adeguare l’edificio al terreno in modo equilibrato
e riducendo sia le opere di scavo che di preparazione dell’area.
Il fronte
anteriore arretra invece con pendenza diversa in modo che la profondità
dei piani aumenti dal basso verso l’alto; in questo caso però non si è
adottata la soluzione a gradoni ma un andamento inclinato della facciata
che ha consentito lo sfruttamento impiantistico degli spazi a sezione
triangolare che vengono generati dalla realizzazione dei percorsi e servizi
di piano in prossimità della stessa. Una scelta architettonica fu quella
di evidenziare la funzione impiantistica realizzando ascensori, corpi
scala ed impianti di condizionamento in aggetto rompendo l’uniformità
delle facciate ed attenuando la rigidezza dei volumi.
Si poterono inoltre
realizzare, grazie alla soluzione a gradoni con i piani a contatto posteriormente
con il terreno, due uscite di sicurezza sui lati opposti dell’edificio
e ad ogni piano, riducendo la necessità di scale a vantaggio non soltanto
dell’aspetto funzionale ma anche di quello economico. |
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POSTO
TELEFONICO PUBBLICO SIP p.A. FIERA DI MILANO – VIALE DELL’INDUSTRIA –
MILANO ANNO 1990
L’intervento
operato sul P.T.P. FIERA, passaporto europeo per le grandi manifestazioni
commerciali era limitato dall'impossibilità di demolire e riprogettare
gli edifici preesistenti che potevano solamente essere schermati: di qui
la soluzione che ha esternamente una maglia a doghe di alluminio che maschera
le volumetrie dei vecchi edifici esistenti e crea un compatto fronte di
supporto ai logo Sip.
Le scelte progettuali sono state radicali nella
ristrutturazione interna: grandi spazi luminosi, materiali ricercati,
tecnologie d’avanguardia, esposizione dei prodotti e lettura grafica e
logistica delle operazioni commerciali. Accorpati entrambi gli edifici
si è intervenuti nel piano terreno e in quello sottostante. La forma circolare
del blocco preesistente nel quale viene confermato l’ingresso principale
è ribaltata all’interno in un’ampia hall – reception che collega il salone
commerciale e gli uffici operativi tramite una galleria anulare, dedicata
all’esposizione dei prodotti in box vetrati affacciati anche all’esterno.
Al salone commerciale sottostante si accede dalla scalinata dell’ingresso
principale e dalla rampa interna per handicappati che chiude in testa
l’edificio.
Il salone è giocato con volumi rettilinei che racchiudono
superfici curve. Le cabine telefoniche perimetrali dilatano le pareti
con il sapiente uso dei cristalli scuri e dei pilastrini chiari, come
se lo spazio dovesse ampiarsi oltre. Stesso obiettivo è ottenuto dall’uso
delle forme circolari: la struttura racchiusa nei possenti cilindri che
sembrano sostenere il cielino stellato, il volume del balcone che ruota
e le tante lune complanari del pavimento in seminato veneziano a disegno
giocato in più toni di colori e leggibile da entrambi gli accessi.
Alla
dilatazione degli spazi volumetrici concorrono pure l’uso opportuno dei
colori Sip grigio e rosso e i materiali prescelti riflettenti come le
lamiere verniciate a fuoco, il poliestere dei balconi, il vetro temperato
e i gessi smaltati. |
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POSTO
TELEFONICO PUBBLICO SIP p.A. STRUTTURA PROVVISORIA – GALLERIA VITTORIO
EMANUELE II – MILANO ANNO 1990
Il "Belvedere"
è stata una struttura provvisoria Sip, nata per incrementare il servizio
telefonico pubblico durante i Campionati di Calcio 1990 e per consentire
successivamente il servizio durante la ristrutturazione del posto telefonico
pubblico Galleria Vittorio Emanuele. Luogo storico, già della memoria,
questo grande spazio urbano è il salotto di tutti i milanesi, figli veri
o adottati: brulicante al suo interno di vita laboriosa nella molteplice
funzionalità dei suoi spazi è il monumento allo spirito della "milanesità".
Da queste considerazioni è nata l’idea – progetto di inventare in Galleria
un’architettura posta in dialettico omaggio, che vivesse da sola per poter
rimirare da una prospettiva inusuale il salotto di Milano con le sue strutture
di pizzo canterino e la composita pavimentazione a mosaico. Il Belvedere
è stato un volume architettonico rigoroso e slanciato nelle ampie superfici
di un grigio delicato, interrotte dalle vetrate di accesso al suo interno
climatizzato, dove si collocavano trenta nuovi apparecchi telefonici.
Posto nell’ala della Galleria verso Via Tommaso Grossi sul volume si accedeva
tramite una lunga gradinata posta sul retro della struttura. Alla sommità
il terrazzino belvedere offriva ai cittadini un inconsueto osservatorio
del luogo urbano e della vita milanese nel cuore della città. Salendo
e zigzagando la scalinata si coglievano ai lati i particolari delle ricche
facciate e sembrava di poter arrivare fino in cima al "bruco di vetro"
del Savinio. Verso l’ottagono era un parallelepipedo verticale che si
proponeva come contrafforte di affaccio sulla Galleria.
Il Belvedere è
stata un allestimento a tempi brevi e come tale pensato nei materiali:
struttura portante in ferro e pannelli in laminato. Nato nel 1990 è stato
rimosso alla fine del 1991. |
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NUOVO
EDIFICIO SIP p.A. UFFICI E CENTRO DI LAVORO TE’ BRUNETTI - MANTOVA ANNI
1990 - 1994
Alle spalle
di Palazzo Tè, in una zona di nuova urbanizzazione prevista dal PRG, sorge
l’edificio destinato a Centro di Lavoro e Uffici Sip. LA scelta progettuale
riassume valutazioni tipologiche e morfologiche dedotte dall’analisi storica
dei grandi edifici monumentali di questa città d’arte e dei suoi dintorni.
Il riferimento storico fa pensare ai grandi complessi edilizi conclusi,
a pianta centrale e simmetrica, intorno ad uno spazio aperto, dove il
contatto con la campagna è acquisito da lunghi cannocchiali visivi. Questo
edificio a pianta quadrata nella sua forma compatta e conclusa con precise
simmetrie volumetriche, con la sua altezza contenuta, con le trasparenze
del piano terreno vuole confermare l’ispirazione al nobile contesto storico.
Intorno alla corte centrale colonnata i lati sono simmetrici a due a due:
quelli porticati in duplice fila consentono la vista all’esterno.
Nei
quattro angoli terminali l’architettura assume ancora riferimenti storici:
i gruppi di scale si trasformano in grandi contrafforti pieni dai profondi
chiaroscuri determinati dai tagli delle pareti oblique. La muralità tra
un contrafforte e l’altro è traforata dalla campitura regolare e simmetrica
dei pieni e dei vuoti ed è realizzata in pannelli prefabbricati di cemento
e graniglia boccirdati, che rivestono l’edificio di un colore rosato ispirato
a Palazzo Tè. |
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TORRE
PONTE RADIO TELECOM VIA XXV APRILE – PERO (MI) RISTRUTTURAZIONE E RISANAMENTO
STRUTTURALE ANNO 1992
L’intervento
di seguito sinteticamente descritto è stato svolto in più fasi, iniziando
dall’abbattimento meccanico di tutte le parti friabili o in fase di distacco.
Al termine di questa fase è stata compiuta la pulizia mediante spazzolatura,
prima con spazzola metallica e quindi di saggina, della superficie in
C.A., a copriferro puntualmente asportato, al fine di evidenziare le maggiori
discontinuità superficiali. Sono stati altresì puliti i ferri di armatura
con asportazione della formazione di ossido fino al raggiungimento del
metallo sano.
Verificata la resistenza meccanica del sopporto, si è proceduto
alla passivazione delle armature mediante applicazione di adesivo epossidico
bicomponente a lento indurimento, tale da ricoprire le armature esposte
ove necessario, applicando il prodotto su tutta la superficie da ricostruire
e non sulle sole armature. Si è quindi eseguita la ricostruzione dei profili
originari con malta autoportante premiscelata a ritiro compensato, a base
di cementi ad alta resistenza, inerti silicei, additivi speciali e resine
sintetiche per favorirne l’adesione al supporto, avendo cura che i riporti
non superassero mai i due centimetri di spessore per singolo strato.
La
ricostruzione delle parti ammalorate di notevole entità è stata compiuta
con malta cementizia dosata a 500kg/mc di cemento classe 325, talvolta
con l’ausilio di casseformi. Sono state quindi regolarizzate le superfici
cementizie. In funzione delle particolarità costruttive del manufatto,
della sua considerevole altezza e dell’aggressione erosiva dell’atmosfera
circostante si è ritenuta necessaria anche l’adozione di un ciclo protettivo
"impermeabile", elastico, al fine di isolare il manufatto dagli agenti
corrosivi quali ossigeno, acqua, anidride carbonica e cloruri (agenti
che sommati possono innescare il pericoloso fenomeno dell’elettrolisi
che porta corrosione puntuale e profonda), mantenendo inalterato il grado
di protezione anche nel caso di limitati stati fessurativi. |
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NUOVO
EDIFICIO PER CENTRI DI LAVORO ED ESERCIZIO IMPIANTI TELEFONICI VIA DELLA
BOSCAIOLA 26– MILANO ANNI 1992 – 1995
L’immobile
è situato nell’area compresa tra le vie Dina Galli, della Boscaiola e
E. Longoni a nord del grande centro storico, all’interno della circonvallazione
costituita dai viali Janner, Marche, Lunigiana e Brianza, nelle immediate
vicinanze della stazione Porta Garibaldi. Servita da linee autofilotranviarie,
la zona è bene ubicata rispetto ai grandi nodi della viabilità superiore:
autostrade A4 e A8, tangenziale Ovest.
Costituito da un unico corpo di
fabbrica, l’edificio consiste in 3 piani interrati, 6 piani fuori terra
e in un 7° piano di dimensioni ridotte, destinato esclusivamente al posizionamento
delle apparecchiature previste per l’aerazione e il condizionamento dei
locali sottostanti. La destinazione dell’immobile è prevalentemente ad
uffici con locali ausiliari destinati a depositi, archivi, sale riunioni
e bar a servizio della attività lavorativa. In questa ottica devono essere
evidentemente considerati i piani 2° e 3° interrato la cui destinazione
prevalente è ad autorimessa, con qualche locale di dimensione ridotta
adibito a deposito e locale tecnico: insieme i due piani permettono il
ricovero dei mezzi sociali e dei mezzi privati dei dipendenti impiegati
nella sede.
Le strutture portanti sono in calcestruzzo armato gettato
in opera, ad eccezione degli orizzontamenti che sono realizzati mediante
l’uso di predalle prefabbricate utilizzate come cassero (fondamentali
dal punto di vista della resistenza delle strutture al fuoco) e di alleggerimenti
prefabbricati in calcestruzzo.
La consistenza dell’immobile realizzato
è la seguente: Totale Area : mq. 5.840 Superficie coperta : mq. 2.890
Superficie a verde : mq. 2.270 Superficie totale sviluppata : mq. 25.970
Superficie ad Autorimessa : mq. 6150 (267 posti auto) Volume totale :
mc. 84.710 Volume fuori terra : mc. 57.520 |
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EDIFICIO
GRATTACIELO TELECOM VIA S. VINCENZO 2 – GENOVA ADEGUAMENTO TECNOLOGICO
E NUOVA DISTRIBUZIONE INTERNA ANNI 1993 - 1997
Il complesso
direzionale sorge in una zona già densamente edificata della città di
Genova: il quartiere "Brignole". Il grattacielo, progettato dagli architetti
Melchiorre Bega, Piero Gambacciani ed Attilio Viziano nel 1965, è stato
realizzato negli anni dal 1966 al 1969.
L’edificio a Torre (è alto più
di 105 m), costituito da 27 piani dei quali 2 interrati e 25 fuori terra,
è coronato da una sorta di cupola che contiene l’impianto di condizionamento.
Strutturalmente i piani interrati, terra e primo sono in cemento armato
nelle parti verticali e in cemento armato e laterizio in quelle orizzontali;
ai piani secondo, terzo, quarto e quinto la struttura è mista in calcestruzzo,
ferro e laterizio sia per le parti verticali che orizzontali; i piani
dal sesto al venticinquesimo hanno in ferro le parti verticali ed in ferro
e calcestruzzo le parti orizzontali; le murature dei vani ascensori, del
vano montacarichi, della scala a prova di fumo e della scala protetta
della parte bassa e le rampe delle scale medesime sono realizzate in cemento
armato e le chiusure perimetrali sono costituite da murature di tamponamento
e serramenti in ferro e vetro.
Lo stabile è destinato principalmente ad
uffici direzionali della Telecom S.p.a. ed in minima parte a salone per
il pubblico (circa 150 mq al piano terra), ad autorimessa (i due piani
interrati) e a locali tecnologici. Il personale per cui è stato strutturato
l’edificio è di 478 unità. La consistenza dell’edificio è di 72.433mc
di volume totale, di cui 56.997,50 fuori terra e 15.435,50 interrati.
Il progetto architettonico relativo alla ristrutturazione in oggetto era
denominato: "Intervento per adeguamento tecnologico e nuova distribuzione
interna". Realizzato nel periodo giugno 93-luglio 97, l’intervento è consistito
nella rimozione del materiale ignifugo contenente amianto; di tutti gli
impianti meccanici, di tutti gli impianti elettrici ed affini; di tutti
i controsoffitti, di tutti i pavimenti, di tutte le ripartizioni mobili
formanti le allora delimitazioni; del manto di copertura; dei serramenti
delle facciate del 24°piano; delle impermeabilizzazioni dei terrazzi al
6°-3° e piano terra; dei vetri dei serramenti della scala di sicurezza
della torre e quelli della scala di sicurezza della palazzina (corpo basso);
nel trattamento delle strutture metalliche con materiale ignifugo esente
da amianto; nel rifacimento di tutti gli impianti meccanici, di tutti
gli impianti elettrici ed affini, di tutti i controsoffitti in lamiera
preverniciata microforata e in doghe di alluminio; risanamento strutturale
di tutti i solai della torre (dal 24° piano al 6° compresi); rifacimento
di tutti i pavimenti, di tutte le ripartizioni mobili, delimitanti i nuovi
spazi; rifacimento del manto di copertura in lamiera grecata in acciaio
inox, di tutte le lattonerie; rifacimento dei serramenti in alluminio
elettrocolorati delle facciate del 24° piano; delle impermeabilizzazioni
dei terrazzi del 6°-3° e piano terra; nella posa dei nuovi vetri stratificati
sui serramenti della scala di sicurezza della torre e sui serramenti della
scala di sicurezza della palazzina; nell’esecuzione in ampliamento del
solaio in cemento armato a formazione del piano ammezzato e inserimento
di una nuova scala di sicurezza andante dal piano terra al 3° piano compresi.
Nell’esecuzione di alcune murature in cemento armato a delimitazione delle
superfici adibite ad autorimessa. Nell’intervento di risanamento sulle
pareti in cemento armato dell’edificio e delle intercapedini dei piani
interrati. Nell’intervento di pulizia e manutenzione di tutti i vetri
e serramenti delle facciate sia della torre che del corpo basso e manutenzione
di tutte le parti in ferro dal piano terra al 24° compresi; nonché nel
risanamento di tutti i pannelli in cemento armato a vista delle facciate,
dal piano terra al 24°. |
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PALAZZO
VALLESA DI MARTINIANA VIA SAN DALMAZZO 15 – TORINO RISTRUTTURAZIONE E
ADEGUAMENTO TECNOLOGICO ANNI 1997 - 2000
Palazzo Vallesa
di Martiniana nacque, o meglio, risorse dalle sue rovine nel 1783 per
volere della contessa Lucia Giuliana di Martiniana, sposa del conte Carlo
Emanuele Vallesa. L’edificio, situato all’angolo della via San Dalmazzo
con via Santa Maria di Piazza, nel centro storico della città, si presenta
come un quadrilatero non completamente regolare, il cui cuore è un cortile
in acciottolato. Il complesso ha una superficie a pavimento di 7.235mq,
per un volume di circa 31.000mc.
Il progetto originario è opera dell’architetto
Luigi Michele Barberis (1724–1798), allievo di Benedetto Alfieri e membro
del Congresso dei Regi Edili. Il fronte principale, lungo via San Dalmazzo,
"di respiro largo e arioso" e privo di elementi verticalizzanti corrisponde
ancora esattamente al disegno del Barberis, che dispose ogni elemento
con calcolata euritmia creando sottili giochi chiaroscurali e cromatici.
Gli interni denotano, anche solo ad una prima lettura in pianta, una ideazione
tendente ad ottenere un grande effetto scenografico di rappresentanza
della casata.
Palazzo Vallesa costituisce sicuramente un punto fermo per
la storia dell’ architettura settecentesca piemontese, tant’è che oltre
ad essere vincolato ai sensi della legge dell’1.6.1939 n.1089 sulla tutela
delle cose di interresse storico-artistico, è stato oggetto di approfondimenti
in diversi corsi d’esame da parte di studenti del Politecnico di Milano
e del Politecnico di Torino durante lo svolgimento dei restauri condotti
dallo Studio Morello Associati. L’intervento sulle facciate, studiato
anche tramite saggi stratigrafici, è stato di riordino conservativo per
riproporre quella ritmica voluta dal Barberis.
Stando ai documenti reperiti
e analizzandoli con particolare attenzione, ora, a più di due secoli di
distanza, il Palazzo è tornato a mostrare di sé un’immagine che, probabilmente,
è la più vicina al suo aspetto originale. Si è cercato quindi di effettuare
un intervento "rispettoso", con un attento studio del passato, delle origini
del Palazzo e di tutte le sue vicende storiche, nell’intento di conservare
il più possibile a testimonianza della sua evoluzione da residenza dei
conti Vallesa a sede per uffici di alta rappresentanza della Telecom.
Il restauro e l’adeguamento tecnologico,che si leggono nello stabile,
realizzati con standard qualitativi molto superiori alla media dei palazzi
per uffici, non vogliono stravolgere alcuna parte.
Si è dotato il palazzo
di una nuova struttura portante in c.a., che ha permesso l’inserimento
di un posteggio automatico a rotazione per venti posti auto. L’edificio
è stato anche adeguato al rispetto di tutte le più recenti normative in
materia di sicurezza. Il progetto di ristrutturazione edile e di adeguamento
tecnologico ha reso l’edificio all’avanguardia sia funzionalmente che
sotto il profilo impiantistico e al tempo stesso gli ha conferito indubbie
e rimarcate doti di alta rappresentanza, grazie ad una rivalorizzata immagine
storica. |
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POLO
FIERISTICO PERMANENTE CITTÀ DI VARESE - SOCIETÀ PER I MERCATI p.a. VIA
FONTANELLE STUDIO DI FATTIBILITÀ - ANNO 1999
La Società
per i Mercati, i cui soci sono la provincia di Varese, i comuni di Varese,
Vedano e Malnate è nata all'inizio degli novanta con lo scopo di promuovere
una struttura che, in ambito provinciale sostituisse l'antico mercato
ortofrutticolo coperto della città di Varese. Dopo qualche anno i vertici
della società hanno deciso di valutare per la nuova struttura un utilizzo
più ampio, ovvero di trasformala in centro espositivo d'attrazione con
esposizioni a rotazione durante tutto l'anno. Da qui la necessità di studiare
la possibilità di insediare nell'area un polo fieristico permanente.
Gli
elaborati del progetto prevedono la creazione di due aree espositive:
un'area denominata A da adibire a manifestazioni pubbliche in genere,
un'area denominata C da adibire a parcheggio. La consistenza dell'area
A sarà di 11.240mq. Agli effetti della sicurezza delle persone e delle
cose che l'area stessa dovrà ospitare è prevista anche l'esecuzione di
un anello stradale che consenta una rapida evacuazione delle persone e
l'avvicinamento con qualsiasi mezzo a qualunque punto dell'area.
La consistenza
dell'area C sarà di 12.840mq. L'area B ospita l'attuale fabbricato. |
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PADIGLIONE
SPECIALITA’ ALL’INTERNO DELL’AZIENDA OSPEDALIERA OSPEDALE SAN MARTINO E
CLINICHE UNIVERSITARIE CONVENZIONATE RISTRUTTURAZIONE ANNO DI PROGETTO 2001
La "città
ospedaliera" di S. Martino d’Albaro, come veniva chiamato l’erigendo Ospedale
S. Martino dalle riviste dell’epoca, cominciò a concretizzarsi il 15 giugno
1906 quando l’ing. Ettore Musso vinse il concorso europeo appositamente
indetto per far fronte all’inadeguatezza dimensionale ed anche economica
dell’esistente Ospedale di Pammatone. Fu così che il 2 settembre 1907
cominciarono gli scavi là dove una volta si "stendeva il parco magnifico
di Villa Donghi" e già nell’ottobre del 1910 i primi 3 padiglioni risultavano
pronti, seguiti nel giro di un anno da altri due. L’intera progettazione
del complesso ospedaliero teneva conto di parametri quali il soleggiamento
e l’esposizione ai venti e soprattutto teneva conto di molteplici esempi
di ospedali europei analizzati e studiati da un’apposita commissione di
esperti che sviluppò il proprio lavoro distanziandosi totalmente dal confronto
con gli ospedali da cui aveva tratto ispirazione.
Il "nuovo ospedale"
a padiglioni separati, però, non trovò tutti consenzienti. Nel 1912 si
ebbe la definizione dell’assetto degli istituti clinici che portava il
numero degli edifici da realizzarsi a 53. I lavori ricominciarono il 4
giugno 1912 e nonostante la guerra avesse "ritardato gravemente i lavori"
al finire del 1917 furono terminati altri sedici nuovi edifici; nel 1922
vennero completati anche i padiglioni chirurgici ed il 2 dicembre 1923
l’Ospedale San Martino fu inaugurato. Nel 1928 fu posta la prima pietra
della chiesa di San Francesco (all’epoca "Chiesa dell’Ospedale") che fu
terminata l’11 luglio 1931. Nel frattempo, però, mutava anche il concetto
di "ospedale" e così nel 1937 vennero redatti i progetti per due "MONOBLOCCHI",
uno per la chirurgia (SPECIALITA’) ed uno per la maternità. Nella notte
tra il 23 ed il 24 ottobre 1942 il vecchio Ospedale di Pammatone venne
"raso al suolo" da un bombardamento aereo; il San Martino non venne risparmiato
ma fortunatamente l’unico edificio a subire gravi danni nelle notti del
7-8 e 15 novembre 1942 fu il padiglione n°3. Il dopoguerra vide l’Ospedale
San Martino in continua trasformazione e crescita per far fronte a nuove
ed imprevedibili esigenze scientifiche ed ospedaliere, di sicurezza impiantistica
che hanno portato ad interventi radicali sui corpi di fabbrica originali
e alla costruzione dell’ "imponente" Padiglione MONOBLOCCO".
Il Padiglione
Specialità, come brevemente accennato, faceva parte del progetto per la
costruzione dei 2 nuovi Monoblocchi, uno per la chirurgia e l’altro per
la maternità; quest’ultimo, a causa degli eventi bellici, non fu mai realizzato,
mentre il primo, destinato alla chirurgia e chiamato poi, appunto, Specialità,
vide l’inizio dei lavori nel 1938. L’edificio doveva ospitare le specialità
chirurgiche. Il progetto venne redatto unitamente al mai realizzato "monoblocco
maternità" dal capo dell’ufficio tecnico ospedaliero Ing. Comm. Musso,
con la collaborazione dei primari specialisti, dei direttori sanitari
dell’epoca Prof. Badano e Prof. Pulcher nonché dello stesso Presidente
dell’ospedale Prof. Dott. Francesco Saverio Mosso. L’edificio era composto
da tre padiglioni "uniti": uomini a sud, donne a nord mentre al centro
erano previsti i reparti operatori e le "camere a pagamento". La superficie
coperta era ed è di circa 2700mq. per un volume complessivo di circa 74.000mc..
La distribuzione interna prevedeva al "pianterreno inferiore e superiore"
gli alloggi del personale di servizio, al piano primo il reparto di laringoiatria,
al piano secondo il reparto di oftalmia, al piano terzo il reparto di
urologia, al piano quarto il reparto di dermopatia ed al piano quinto
(ridotto) il reparto di odontoiatria e la "sezione speciale" di dermopatia.
L’edificio fu terminato durante la seconda guerra mondiale, sembrerebbe
anche grazie al contributo di numerosi prigionieri di guerra. I lavori
in progetto saranno svolti in collaborazione continua con la Soprintendenza
ovvero coinvolgendola nella stesura di eventuali piani di intervento e
soprattutto nelle singole scelte che dovranno essere operate (rifacimenti,
consolidamenti, colori, materiali). Operativamente il progetto prevede
due interventi distinti, uno esterno per copertura, facciate e terrazzi
ed uno interno, ad opera dell’Arch. Melai, per la razionalizzazione e
ristrutturazione integrale del piano terra, l’esecuzione di opere minimali
al piano "fondi" e la ristrutturazione primo blocco degenze. L’eventuale
contemporaneità degli interventi sarà valutata in relazione ad un’attenta
analisi di diversi fattori quali il livello di pericolo, la funzionalità
del padiglione, la comparazione costi/benefici, l’ottenimento di un risultato
univoco ed ottimale ed infine, ma non ultimo, l’effettiva capacità delle
maestranze dell’impresa che si aggiudicherà i lavori.
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NUOVO
CENTRO RIABILITATIVO PER DISABILI E DEL GRUPPO APPARTAMENTO STRADA LAMPUGNANA
- ROTTOFRENO (PC) ANNI DI PROGETTO 2003 - 2004
Il progetto
è il frutto delle diverse competenze e professionalità portate dal team
di professionisti che ne è autore e della stretta collaborazione con l'amministrazione
committente.
Lo studio ha collaborato infatti con il prof. arch. dipl.
ing. Jorg Friedrich di Amburgo, con il prof. arch. Roberto Melai di Genova
e con lo studio impiantistico dell'ing. Stefano Lagostena. L'area destinata
ad ospitare il nuovo complesso assistenziale si trova alla periferia della
frazione San Nicolò lungo la strada Lampugnana, un antico tracciato interpoderale
con andamento all'incirca parallelo alla via Emilia.
L'intenzione manifestata
dall'Amministrazione Comunale di realizzare su questo lotto, in considerazione
della sua importante dimensione (circa 40.000 mq), oltre all'edificio
in oggetto, la nuova scuola elementare e almeno altri due edifici con
destinazione socio assistenziale tali da configurare una sorta di "Cittadella
Sociale", ha suggerito di immaginare l'edificio non come un manufatto
a se stante ma come elemento di un micro sistema urbano: un piccolo villaggio
organizzato attorno ad uno spazio aperto di aggregazione e di integrazione
tra le diverse generazioni di utenti, un sorte di "corte" rurale reinterpretata
in chiave moderna.
Il nuovo insediamento riprende la limpida geometria
della struttura territoriale, tuttavia in modo non meccanico piuttosto
con quelle variazioni di ritmo e dimensioni che potranno rendere più intenso
il rapporto tra i singoli elementi della nuova composizione. In questa
ipotesi le due funzioni di Centro Residenziale Diurno e di Gruppo Appartamento,
da sempre immaginate dall'Amministrazione Comunale in stretto collegamento,
sono state aggregate in un unico edificio di forma rettangolare, posto
in senso ortogonale all'orientamento prevalente nord-sud ed in prossimità
della via Lampugnana, separata da quest'ultima dal parcheggio di pertinenza
e da una zona da attrezzare ad area giochi per i bambini a servizio del
quartiere. Un corpo di fabbrica semplice, ad un unico piano, di circa
4.000mc e 1300mq di s.l.p., che si presenta con un atteggiamento discreto
ma perentorio: un lungo muro di pietra a spacco interrotto dal grande
varco d'ingresso vetrato che ospita un giardino d'inverno; dalla sommità
del muro emergono solo i rami e le fronde di qualche albero a testimonianza
di un mondo interno che vive al riparo da occhi indiscreti.
Opacità e
trasparenza, naturalità ed artificio tecnologico richiamano i valori di
protezione e privacy, di essenzialità e di professionalità tecnica che
informano le attività del Centro
Riabilitativo ma anche la diversità di esperienza di vita che vi si svolge. |
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CONCORSO
DI IDEE PER LA REALIZZAZIONE DELLA NUOVA SEDE AZIENDA LOMBARDA PER L’EDILIZIA
RESIDENZIALE PROVINCIA DI VARESE, SPAZI PER ATTIVITÀ PRODUTTIVE E TERZIARIO,
E PER ATTREZZATURE E SERVIZI IN PIAZZALE STAFFORA – VARESE - PROGETTO
1° CLASSIFICATO (ex aequo) ANNO 2004 .
Il
concorso prevedeva l'impostazione del progetto relativo alla nuova sede
dell'Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale della provincia di Varese
per una SLP di circa mq. 2.000,00, spazi per attività produttive e terziario
per circa mq. 1.000,00, spazi da destinare ad attrezzature e servizi per
circa mq. 500,00 e spazi da destinare a residenza per una SLP di circa
mq. 1.500,00 (15 appartamenti).
In aggiunta era prevista la sistemazione
dell'intera area (circa mq. 12.450,00) con il recupero delle sponde del
torrente Vellone (che delimita l'area a Sud-Ovest), la realizzazione di
un percorso nel verde che giungesse a nord sino al vicino castello di
Masnago e la realizzazione di uno spazio attrezzato e alberato a servizio
delle attività del quartiere. Infine erano previsti nel complesso circa
220 tra box e posti auto. La proposta di intervento, sviluppata in team
con l'arch.Melai di Genova, inserisce le funzioni previste in una riscrittura
su più livelli del carattere -ora ambiguo- dell'area del Piazzale Staffora.
La considerevole varietà del programma, che prevede un insieme di funzioni
abitative, amministrative, servizi, spazi di vendita, spazi ricreativi
e parcheggi viene articolata secondo oggetti diversi, rispondenti alle
diverse funzioni. Questi sono disposti su una piattaforma, artificio che
sancisce un livello topografico di riferimento. Nello scarto variabile
col piano trovano soluzione spaziale le autorimesse ed i magazzini, al
di fuori di essa la sottostrada di accesso locale forma con la scarpata
e gli alberi un vallo protettivo dal ciglio stradale.
Criterio fondamentale
nella individuazione e assemblaggio dei diversi corpi di fabbrica che
ipotecano il futuro dei diversi soggetti che andranno ad insediarvisi
(ALER, Amministrazione Comunale, privati residenti o privati gestori di
attività di terziario) è stato quello di prevedere una totale identità
tra proprietà, edificio ed utilizzo funzionale limitando al minimo le
occasioni di costituire un "condominio". Lo spazio misto risultante è
concluso a est dall'edificio sede della ALER Varese, che per l'artificio
altimetrico può apprezzarsi per un impatto paesaggistico contenuto: nonostante
la sua considerevole consistenza esso resta più basso dei blocchi di abitazioni
in linea esistenti, alla loro verticale tipologica presenza si contrappone
una più mimetica orizzontalità. Le pelli architettoniche vengono differenziate,
mosse, forate e imprigionate nella struttura, creando eccezioni al regolare
partito dominante.
La flessibilità e l'economicità dei sistemi di facciata
è combinata con la scelta di tecniche non propriamente tradizionali; è
questa scelta logistica, legata all'idea di rilettura dei sistemi tradizionali
come dimostrazione di dinamismo e attualità - vedi la reinterpretazione
della muratura laterizia. Gli alloggi affacciano la zona notte sul lato
nord, con un prospetto che mostra il telaio come elemento contenitore
di un semplice gioco di persiane scorrevoli. L'apertura spontanea mina
la quieta e verticale simmetria dei fronti proprio quando si risveglia
la vita mattutina, e trasforma il prospetto in una matrice più materica
e varia per il disallineamento delle persiane lignee.
Si è ritenuto di
non realizzare piani interrati rispetto l'attuale piano campagna se non
per una parte molto limitata. Inoltre le fondazioni sono costituite da
una piastra continua in calcestruzzo armato che si svilupperà sotto gli
interi fabbricati, impedendo il verificarsi di cedimenti differenziali
tra le diverse parti di fabbricato, causa di sicure fessurazioni e crepe.
E' evidente anche il vantaggio in termini di costi di manutenzione. |
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